IL SACRO QUOTIDIANO Mostra personale di Giovanni Papi

28 Settembre - 10 Ottobre 1996

Il sacro quotidiano. Presentazione in catalogo di Cecilia Casorati e Enrico Sconci.

 

Breve storia del sacro quotidiano

 

La strofa introduttiva di uno degli inni più solenni del pensiero umano – la Critica della ragion pura di Kant – così recita: “non cade dubbio che ogni nostra conoscenza ha inizio dall’esperienza. Poichè in che modo la nostra facoltà conoscitiva sarebbe stimolata a funzionare, se ciò non fosse mediante gli oggetti che colpiscono i nostri sensi? …Ma se ogni nostra conoscenza ha inizio dalla esperienza, ciò non vuol dire però che derivi tutta dall’esperienza.”
Il sacro quotidiano è il titolo che Giovanni Papi ha scelto per questa sua mostra personale, nondimeno la sacralità di ciò che “abita” la nostra “abitudine” di vivere – il mondo empirico che si purifica fino a divenire il luminoso o, quest’ultimo, che mostra la sua presenza attraverso i dati e le esperienze sensibili – è, già da alcuni anni, il tema centrale del suo percorso artistico.
Si potrebbe, in realtà, affermare che la sua ricerca si situa all’interno della tradizione artistica e di quel (antico) pensiero secondo il quale “solo quando non ci sarà più alcuna poesia, nè arte figurativa,nè musica, nè architettura, sarà giunta la fine del mito”. Ciò è vero anche dal punto di vista “stilistico” poichè l’indagine sulla visione messa in scena dell’artista si avvale -richiama – i modi e gli strumenti della storia della pittura.
Nondimeno la breve storia del sacro quotidiano non ammette l’analisi di opere che, in questa storia come accade ad ogni altro oggetto, dato ed esperienza sensibili, recitano esclusivamente – con abilità e disinvoltura – la loro parte di “occasioni”, semplici accadimenti che permettono il delinearsi del sacro, il suo apparire all’improvviso nei luoghi comuni.
La breve storia del sacro quotidiano è frammentaria, non cita le proprie origini, non descrive. Si tratta probabilmente, di una serie incompleta di annotazioni o, forse, non esistono elementi mancanti e la frammentarietà è dovuta al singolare accadere di cui siamo, inconsapevolmente testimoni.
“Nel brivido è il maggior bene dell’uomo. per quanto il mondo possa renderglielo arduo, nel brivido l’uomo avverte stupito il portento.
Quello che lo stupore ha di speciale, è che può durare solo un attimo. Nessuno può restare sorpreso più a lungo. Due minuti sono più che sufficienti per abituarsi all’idea di avere di fronte un fantasma. Alla fine dello stupore, come alla fine di tutto il reso, ci si addormenta.
L’uomo è una creatura scientifica: appiccica un’etichetta sulla propria ignoranza e così la accantona, perchè il mistero lo riempie di sgomento e di fastidio; ma quando egli ha dato un nome ad ogni fenomeno il mistero svanisce e gli resta solo la realtà su cui meditare, più tardi, magari la realtà diventerà per lui esasperante e incomprensibile di qualsiasi prodigio.
Il grande poeta non è mai abbandonato da sé stesso, per quanto voglia elevarsi oltre sé stesso. Si può infatti precipitare nell’altezza oltre che nell’abisso. L’ultima cosa è impedita dallo spirito elastico, la prima dalla forza di gravità che risiede nella sobria riflessione.
Ogni atto di coscienza ingloba procedimenti o fatti divenuti inconsci. Tutti questi procedimenti sono divenuti inconsci dopo essere stati costruiti un tempo come corrispondenze uniformi.
La libertà intellettuale dipende da cose materiali.
Un giorno franz Kafka andò a trovare Max Brod, di pomeriggio, e svegliò involontariamente il padre dell’amico che dormiva sul divano. Alzando le braccia, come per scusarsi, e attraversando la stanza in punta di piedi, disse: – Scusi, mi consideri un sogno!”.

 

Cecilia Casorati

GIOVANNI-PAPI

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