ART E CINEMA Proiezioni giornaliere di documentari, video, film d’arte con relativi incontri e lezioni di storia dell’arte contemporanea

Gennaio - Marzo 2002

Marina Abramovic, artista jugoslava, dopo anni di performance è approdata alla video-installazione. Nelle sue mani il mezzo elettronico appare intimamente connesso al corpo, all’intelletto, al respiro. Emerge la sua spiritualità, capace di far recuperare le radici, la luminosità degli oggetti e della materia. Con lei, Leone d’oro alla Biennale del ‘97, il video è diventato uno degli specchi dell’anima. Nel 1975 il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi respinse la proposta di una sua performance per la presenza d’acqua nella stessa installazione intitolata Warm Cold. Non era la prima volta che performance dell’artista serba erano state rifiutate dalle istituzioni. Nella capitale dell’ex Jugoslavia, la Galleria Doma Omladine aveva sospeso una prima esibizione che trasformava lo spazio espositivo in una specie di lavanderia. Nel ‘78, l’altro progetto non realizzato prevedeva che l’artista mimasse un suicidio. Già da queste primissime esperienze risaltano con manifesta evidenza alcuni elementi ricorrenti. L’eliminazione di vesti imposte dall’autorità familiare; il corpo nudo; la costruzione paradossale. E una nuova percezione e coscienza telematica, che conduce a una verità inutilmente inseguita.

( testo tratto dal sito http://www.italica.rai.it)

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