LEAVES Mostra d’arte contemporanea in collaborazione con Codice EAN

10 – 24 Febbraio 2002

LEAVES. Mostra d’arte contemporanea in collaborazione con Codice EAN, Associazione per l’arte contemporanea. La manifestazione si è svolta nella Villa Ruggiero, con il patrocinio dell’Ente per le Ville Vesuviane, Comune di Ercolano.

Artisti partecipanti alla mostra a cura di Maria Giovanna Mancini e Ernesto Pinto:

P.Berardinelli – F. Cilvini – F. Cipriano – V. Eichelmann – V. Falcone – F. Fiorillo – A. Fusco – D. Izzo – S. Maccioni – I. Malerba – D.A. Mancini – U. Manzo – A. Picardi – M. Piunti – A. Ragionieri – N. Renzi – A. Ricciardi – A. Roca – V. Rusciano – I Santini del Prete – N. Deodori – M. Zezza.

Ambientazione sonora di Elia Neri e Alessandro Monopoli. Catalogo pubblicato da MUSPAC edizioni.

LEAVES CI GUARDANO

<< Noi piantiamo gli alberi e gli alberi piantano noi >> queste le parole di Beuys che più di altre collegherei al significato della presente mostra. Ripensando ad alcuni venti del grande artista tedesco come Difesa della Natura (Bolognano – Abruzzo), nonché a Terrae Motus, realizzata nella Villa Campolieto, proprio di fronte a Villa Ruggiero, dove come in una sorta di ideale continuità è stata magistralmente allestita questa mostra itinerante LEAVES, affermerei, parafrasando Beuys, che, mentre noi lavoriamo sulle foglie, le foglie pensano a noi. D’altra parte, osservando quello che in questo preciso momento storico succede nel mondo, è da auspicarsi che esse stiano lavorando alla nostra anima. Dialogare con la natura è un processo terapeutico per l’uomo: secondo il pensiero plastico del grande artista tedesco, significa innanzitutto far parlare l’uomo con se stesso, con la propria coscienza. E Beuys, come gli artisti presenti in questo catalogo, che hanno saputo riconoscere la presenza di uno spirito nelle foglie, è riuscito a far parlare la natura proprio attraverso l’arte, al fine di ritrovare un rapporto che purtroppo si sta irrimediabilmente perdendo. Tutto questo a causa del lato egoistico e malato della società che porta l’uomo, non solo a distruggere la natura, ma anche se stesso, soprattutto a causa dei tragici conflitti bellici che stanno dilaniando intere popolazioni. Devo quindi ringraziare in primo luogo Antonio Picardi, “CODICE EAN” e tutti gli amici artisti napoletani – con cui da diversi anni organizziamo manifestazioni artistiche in varie città italiane, fra cui anche questa mostra, già proposta nella sede del nostro museo all’Aquila – per averci dato la possibilità di affrontare tematiche artistiche che sono inevitabilmente collegate a problematiche sociali di scottante attualità, di fronte le quali non si dovrebbe più restare indifferenti. Intendo riferirmi in primo luogo al dramma della guerra che, causando in questo momento, insieme ad altri fattori di natura economica, massicce migrazioni di popolazioni da una parte all’altra del mondo, non può che imporci attente riflessioni su contenuti di pace, solidarietà, integrazione e convivenza civile che riguardano tutta l’umanità. Gli stessi risultati di questa mostra sono quanto mai positivi perché parte integrante di un progetto – sostenuto dalla Regione Abruzzo, approvato e supportato dall’Unione Europea, nell’ambito del programma Cultura 2000 – che proprio quest’anno stiamo realizzando. Base fondante di questo progetto dal titolo “ART E MIGRAZIONE: Mostre d’Arte sull’emigrazione” che si sta svolgendo con vari paesi europei tra cui l’Italia, la Spagna, la Francia e la Polonia, è l’interscambio fra culture diverse. Questa sinergia, questo nomadismo culturale, vero nutrimento dell’arte, è stato sempre fondamentale sia per l’attività della nostra associazione, fondata nel 1984, sia per le mostre organizzate al Muspac, perché ci ha fatto attraversare territori artistici ed antropologici diversi, nella consapevolezza che l’arte consente di arricchire, perché partecipe della struttura dinamica dell’intera conoscenza. Sviluppare una costante collaborazione fra artisti, enti di grande prestigio (come l’Ente Ville Vesuviane) ed associazioni culturali significa rafforzare la coscienza di tutti. Stimolare questi intrecci culturali, che nella mostra Leaves sono serviti a far proliferare i linguaggi di 22 artisti provenienti da diverse aree geografiche, significa aver raggiunto risultati importanti per un’ecologia della mente umana. Questo perché solo l’arte, con il proprio calore, è in grado di mettere in forte evidenza le contraddizioni e le complessità della vita, trasformando l’intera concezione del mondo. Se, però, citando nuovamente Beuys, <>, c’è bisogno allora della autodeterminazione e del coinvolgimento creativo di tutte le discipline per poter cooperare e restare uniti al di fuori di egoismi e profitti materialistici. Proprio in questo senso, il lavoro condotto dagli artisti nell’ambito di Leaves simboleggia una volontà di rinascita della creatività umana, una speranza di salvezza per una società corrotta e martoriata soprattutto dai conflitti etnici che costringono comunità intere ad abbandonare la propria terra. Pensiamo ai naufraghi disperati che arrivano in Italia, spesso lasciati morire in mare insieme a donne e bambini. Questi immigrati si trovano spesso di fronte al più essenziale dei problemi: trovare una sponda dove approdare e riguadagnare un luogo perduto, trovare punti d’appoggio esistenziali. Vedendo tutto questo nelle reti televisive, sempre pronte a “massaggiare” le nostre menti e a manipolare l’informazione, ormai neanche più in modo occulto, penso sempre all’opera di T.Géricault Le radeau de la Meduse (1818), dove una massa di corpi aggrovigliati, sofferenti e moribondi, danno il senso tragico di un’umanità sconfitta. Su queste persone, che stanno scontando gli errori del mondo intero, sembra pesare l’anatema di Dio ad Adamo: “Sarai un fuggitivo ed andrai vagando per la terra”. Del resto lo sviluppo attuale delle leggi di mercato, legate allo spreco calcolato del mondo occidentale, che sfrutta le materie prime dei paesi in forte crisi economica, assieme all’utopia fallita del modernismo e al disumano dominio tecnologico, non hanno fatto altro che rendere ancor più precari gli equilibri fra le varie parti del mondo. Si continua così a vivere con il terrore della guerra che produce solo odio, morte e violenza e con la quale si pensa di risolvere temporaneamente problemi che vengono da lontano. Non si è capaci di applicare, di fronte agli integralismi religiosi, il giusto approccio relativistico. Mi viene in mente, a proposito del consumismo sfrenato della nostra società, che ha prodotto l’”usa e getta”, la frase di Andy Warhol: “Spendere è molto più americano che pensare”. Ci rendiamo conto, allora, che risulta quanto mai importante una coesistenza pacifica tra i popoli in nome dell’arte: unico strumento rimasto agli uomini per scavalcare le barriere religiose, ideologiche ed economiche e restare uniti contro il terrorismo ed ogni tipo di violenza.

Credo che l’arte sia il vero capitale umano, l’unico valore di scambio con cui riuscire ad approfondire tematiche relative a quell’intero corpo sociale malato che in questo momento necessita di un processo totalizzante di rigenerazione e di guarigione. Occorre cioè che la stessa linfa vitale presente nelle foglie dell’albero, simbolo della vita che si rinnova, sia presente nell’energia spirituale dell’uomo per consentirgli di plasmare la realtà e di dare nuova forma ad una società immersa nel caos. Egli deve recuperare le proprie energie sotterranee, deve saper usare la volontà, il sentimento e l’immaginazione per trasformare la società nella giusta direzione dello sviluppo umano. Se paragoniamo la società malata ad un albero sradicato, con le foglie ingiallite che sospinte dal vento cadono e si disperdono, c’è allora bisogno di un “uomo nuovo”, capace di non far invecchiare le proprie idee: prima di cadere a terra, deve rinnovarsi e rinascere, saper mettere a frutto le proprie capacità creative, proprio come l’albero, che con il ciclo delle stagioni, produce foglie sempre di colore diverso. Avendo egli delle forti affinità con lo stesso processo creativo della natura ed essendo, come dice Platone, una pianta celeste, può rappresentare l’ideale modello sacro per la liberazione dello spirito.Per difendere la natura ed il nostro spirito occorre però un’alternativa ai sistemi economici e politici: non deve più esserci concorrenza sleale ed aggressione violenta fra i popoli, ma fratellanza reciproca e solidarietà, estesa anche al mondo vegetale, animale e minerale, cioè a tutto il pianeta. Tutto ciò richiede uno sforzo ulteriore per riflettere anche sulla natura stessa dell’arte che, in quanto modello di pensiero denso di significati, non può continuare ad essere relegata a un ruolo puramente consolatorio ed ornamentale. Continueremo per questo a raccogliere foglie da tutti gli alberi, soprattutto dalle 7000 querce di Beuys, per poter continuare a dare il nostro modesto contributo all’arte, senza la quale non vi potrà essere una società migliore di quella che stiamo vivendo. Ci auguriamo che guerre, terrorismi, violenze ed ingiustizie non continuino a frantumare una visione unitaria della realtà e a mortificare la dignità di quella scultura vivente, chiamata uomo-albero, con le sue foglie-leaves, chiamate opere d’arte, sempre sospese tra la terra e il cielo.

 

Enrico Sconci

Direttore del MU.SP.A. C.

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