L’AQUILA E LA GUERRA Mostra di artisti contemporanei

25 Aprile 2005

Interventi e testimonianze sul tema della Liberazione

 

Ennio Di Vincenzo, Elvezio Sfarra, Sandro Arduini, Riccardo Di Virgilio, Carlo Giancarli,
Pasquale De Carolis, Augusto Pelliccione, Enrico Innocenzi, Antonio Rauco,
Giovanni De Sanctis, Franco Fiorillo, Pasquale De Carolis, Romolo Bosi,
Silvio Cutuli, Alvaro Paternò, Fabrizio Sclocchin, Federico Marzolo, Angela Rossi,
Daniele Giuliani, Jukic Bogomir

 

 

 

Ieri sera il colonnello Stevens da radio Londra ha annunciato che l’Italia ha chiesto l’armistizio agli alleati. La guerra è dunque finita? Mio padre, tornato in Italia ai primi di luglio, dopo essere stato al fronte greco-albanese per quasi due anni, al comando di un battaglione di bersaglieri con il grado di tenente colonnello, appare molto allarmato. Che cosa accadrà ora con gli ex alleati tedeschi? Ma se sono cessate le ostilità con gli anglo-americani, perché allora proprio questa mattina una squadriglia di Spitfire inglese ancora una volta, ed ormai da mesi, ha mitragliato e spezzonato il vicino aeroporto di Monticchio non lontano dalla nostra villa? Anche quest’ anno con la chiusura delle scuole ci siamo trasferiti in campagna, ma questa volta con babbo che è finalmente tornato da noi. Tra le tante cose che ci ha riportato dal fronte, fucili dei vari eserciti, elmetti greci, tedeschi, persino inglesi, una cosa debbo dire mi ha a dir poco entusiasmato; si tratta di un enorme binocolo militare Zeiss, da avvistamento a lunga distanza. L’ingrandimento delle immagini è incredibile, e le cose sembrano veramente quasi a portata di mano. Ieri mattina ci ha sorvolato una formazione di fortezze volanti americane e con il binocolo appunto si vedevano nitidamente, nonostante volassero ad una considerevole quota, le stelle bianche sulle ali e sulla fusoliera e addirittura le torrette trasparenti delle mitragliatrici, poste a prua e nella parte posteriore degli aerei. Mio padre è sempre più preoccupato anche perché è venuto a trovarci nostro zio, Italo Buglioni, colonnello dei granatieri, il quale ha detto senza mezzi termini che è bene che anche gli ufficiali si diano alla macchia per sottrarsi a possibili e prevedibili rastrellamenti dei tedeschi che prima o poi arriveranno anche da noi, nell’ aquilano. Ci si chiede infatti come reagiranno i nazisti a quell’armistizio firmato dall’Italia proprio ieri mattina 8 settembre. Tra l’altro a metà luglio verso il 25, la radio ha annunciato che il Re ha fatto arrestare Mussolini. E’ tutto finito dunque? Ma dobbiamo veramente allarmarci tanto? Noi tre fratelli con mamma stiamo comunque vivendo un momento di grande felicità perché babbo è tornato dal fronte, stanco, molto provato, ma per fortuna sano e salvo. Questa mattina abbiamo deciso di andare sulla collina che sovrasta la nostra casa, sino al “Casino abbandonato”, io mia sorella Elena, mio fratello Giorgio con i cugini e con i figli del nostro colono Antonio. Ma prima, su incarico di mia madre, debbo andare a S. Elia al negozio di Specchio, a cercare di procurare delle patate e qualche pomodoro. Ho superato quindi la ferrovia che si trova al bivio per Avezzano, non molto lontana dal nostro cancello, nonostante però le sbarre del passaggio a livello fossero abbassate. Un vero azzardo, ma non me ne curo più di tanto perché ho fretta e soprattutto ho voglia di tornare presto, anche perché aspettiamo in mattinata degli amici che vengono a trovarci; sono sempre i soliti Carlo, Fernando, Giggetto e Bruno, il figlio del colonnello D’ Inzillo che noi chiamiamo “Fernandel” perché con il suo mento allungato assomiglia all’attore del cinema francese. Al mio ritorno li trovo infatti tutti insieme e come si era deciso, saliamo verso la collina dove ci sono lunghi filari di alberi di mele da cogliere e non lontano un vasto campo di “marrocchie” ormai mature che metteremo a cuocere sul fuoco. Ad un tratto sentiamo un forte rombo di aerei in avvicinamento proveniente dalla vicina montagna di Roio; afferro subito il binocolo che ormai porto sempre con me e con stupore avvisto una enorme formazione di aerei che ci sta sorvolando a bassa quota, ma non si tratta, come sempre, di aerei alleati perché sono al contrario trimotori tedeschi Junker 52, con la svastica sui timoni di direzione e la grande croce nera con i bordi bianchi degli aerei nazisti, ben visibile con il mio binocolo. Allora è questa la temuta reazione tedesca, di cui si parla, per l’armistizio firmato appena 4 giorni fa? Stiamo per subire un bombardamento? Questa mattina, nonostante l’armistizio, gli inglesi ci hanno mitragliato, adesso i tedeschi, ma che sta succedendo? Questo penso mentre seguo il volo della grossa e compatta formazione. Ma niente di tutto questo accade, anzi gli aerei si dirigono a quota ancora relativamente bassa, verso il Gran Sasso. Se seguitano così, mi dico, vanno a sbattere contro la montagna. Inquadro ancora i trimotori che puntano in direzione della stazione di arrivo della funivia. Ad un tratto vedo che i velivoli improvvisamente rompono la formazione, prendono quota ed iniziano a girare in circolo sulla verticale dell’albergo di Campo Imperatore. Questa manovra, per lo meno strana, dura diversi minuti ed infine gli apparecchi tornano in formazione, per poi scomparire dietro le montagne. Ma che diavolo hanno fatto? Non si sono sentite esplosioni, non si è trattato insomma di un bombardamento, e poi di quale obiettivo? Una esercitazione dunque, sul Gran Sasso? Ci guardiamo in faccia, ci interroghiamo ma non riusciamo a darci una spiegazione. Giorni fa, comunque, sono veramente arrivati, come si temeva, i tedeschi. Sono entrati dal cancello con una colonna di camion carichi di truppe, hanno percorso tutto il lungo vialone sino a fermarsi all’altezza dell’ultima scalinata. Alcuni mezzi hanno le mitragliatrici antiaeree, a 4 canne, installate a bordo, mentre numerosi carri armati “Tigre”, si sistemano lungo la stradina di Pizzutiglio” cercando riparo sotto gli alberi e la fitta boscaglia. Due ufficiali con modi arroganti intimano a mia madre di allontanarci al più presto, di sgombrare, di andarcene insomma, perché la villa deve essere requisita immediatamente per la truppa, altrimenti “Kaputt Kaputt” urlano. Mio padre per fortuna qualche giorno fa si è allontanato con mio zio Italo rifugiandosi in una casetta in mezzo al bosco che sovrasta la montagna di Bagno, del “Compare” dei nostri coloni, un certo Fabiuccio. Un tenente tedesco, mentre scendiamo portando qualcosa, frettolosamente ficcata in delle grandi lenzuola annodate, ferma me e mia sorella Elena lungo la scalinata, fumando una sigaretta, e con aria pesantemente ironica, ma certamente arrogante ci dice: “appiamo liberato fostro Duce che stafa prigioniero al Gran Sasso” indicando la montagna con la mano, “ma foi lo sapefate?” Ed è così che apprendiamo che cosa era successo l’altro giorno, il  12, quando abbiamo visto quelle strane acrobazie degli aerei che sorvolavano in circolo la zona dell’albergo di Campo Imperatore. Mussolini era stato dunque portato al Gran Sasso? Ma ora cosa accadrà? Cosa faranno questi tedeschi ormai presenti ovunque, con i loro carri armati, con le loro truppe, con le loro armi, con la loro rabbia nei confronti di noi italiani? Sono passati ormai lunghi mesi, gli alleati ci hanno liberato e finalmente abbiamo riacquistato la libertà, ma quanto dolore, quanti lutti. Abbiamo saputo solo giorni fa, sgomenti, che Bruno D’Inzillo che quella mattina del 12 settembre stava insieme a noi, appena 11 giorni dopo, il 23, era stato fucilato dai nazisti alle casermette insieme ad altri 8 compagni, catturati tutti a Collebrincioni, 8 ragazzi come lui, come noi, i primi italiani che avevano deciso di impugnare subito le armi, e reagire combattendo in montagna contro i tedeschi, i primi a cadere trucidati dai nazisti.

 

                                                                                                                                                                                                                             Bernardino Marinucci

AQUILA E LA GUERRA

Comments are closed.