RENDERE ATTUALE IL PASSATO Mostra d'arte contemporanea sulla scalinata di San Bernardino all'Aquila

28 Giugno 2005

RENDERE ATTUALE IL PASSATO

PROGETTO DI RIUSO E VALORIZZAZIONE DELLA SCALINATA DI S. BERNARDINO A L’AQUILA

L’Associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta” e il MUSPAC – Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea dell’Aquila da diversi anni hanno lavorato per un progetto di riuso e valorizzazione della Scalinata di S. Bernardino all’Aquila.

Con questo progetto, realizzato con il contributo dell’Assessorato alla Cultura della Regione Abruzzo e svolto in collaborazione con il Corso di Beni Culturali ed Ambientali presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, si vuole dare inizio ad un più ampio programma riguardante la possibilità di mettere in rapporto l’arte di oggi con quella del passato, in linea con quanto ormai da tempo avviene in importanti città italiane.

In questo caso si tratta di far intervenire, con le loro opere, vari artisti nelle edicole laterali della scalinata dato che, in seguito a ricerche d’archivio e analisi storiche, abbiamo appreso che le edicole, fin dalla loro realizzazione, avvenuta agli inizi dell’Ottocento, con il contributo delle nobili famiglie aquilane, sono rimaste sempre vuote. Probabilmente, in un periodo in cui il culto della devozione veniva trasportato all’esterno, furono costruite per contenere proprio delle statue dei personaggi illustri delle stesse famiglie o comunque statue sacre in omaggio a San Bernardino, che non vi furono però mai collocate.

Pensiamo pertanto che con diversi interventi artistici, non limitati solo ai saltuari spettacoli svolti solo in alcuni periodi dell’anno, si possa creare una costante attenzione verso questo importante monumento, per poterlo usare come una sorta di museo all’aperto.

La scalinata, ancor più di quanto non lo sia oggi, potrebbe rappresentare un grande polo d’attrazione, non solo per il comprensibile rifugio romantico di alcuni giovani, ma per tutti i cittadini ed i turisti che, lontano dal traffico automobilistico, potranno comodamente visitarla.

Con il contributo e la partecipazione degli Enti cittadini si potrà realizzare un’adeguata illuminazione delle singole edicole, anche nelle ore notturne, per poter visitare le opere d’arte esposte ed apprezzare meglio sia la bellissima facciata della chiesa di S.Bernardino, sia l’intera struttura architettettonica.

Intendiamo per questo continuare a promuovere un dibattito aperto per scambi di idee, teso a sviluppare  una maggiore sensibilità e consapevolezza critica dei cittadini verso i propri Beni Culturali, troppo spesso abbandonati a se stessi.

Attraverso i diversi ma complementari linguaggi dell’arte si può riuscire a far dialogare e mettere a confronto, per lo sviluppo di un sapere unitario, passato e presente – antichità e modernità.

Anche perché solo stabilendo una reale connessione con le architetture e gli ambienti dei nostri centri storici, da concepire come grandi musei aperti, contenitori di esperienze interdisciplinari, si può restituire loro il prestigio culturale che meritano e renderli ricettivi all’esperienze dell’arte contemporanea. Senza snaturare il loro senso originario, nel rispetto della loro integrità architettonica abbiamo potuto sperimentare che è possibile stabilire con i monumenti del passato una continuità storica.

Solo sottraendoli all’abbandono e ad un ruolo puramente archeologico, potranno essere maggiormente apprezzati e valorizzati, reinseriti in progetti di attiva funzione.

Del resto, se non si tenta di dialogare con il passato, si rischia di cadere in un atteggiamento di celebrazione che isola queste importanti testimonianze, questi ambienti di straordinaria qualità architettonica ed urbana, dalle problematiche attuali, senza farci comprendere i troppi errori e le assurde logiche omologanti del mondo contemporaneo.

In questo modo crediamo sia possibile praticare un concetto di scultura sociale proiettata ed allargata anche a tutte le tematiche sociali, necessaria anche per lo sviluppo di un turismo di qualità nella nostra città.

Vari artisti con i loro interventi, ovviamente reversibili, (sculture, pitture, installazioni) hanno lavorato per stabilire una dialettica con le qualità formali ed architettoniche dell’intero ambiente, provocando una sorta di proficuo cortocircuito tra memoria storica ed attualità.

La prima parte del lavoro, come abbiamo già sottolineato, ha riguardato l’aspetto conoscitivo del monumento, con ricerche storiche sul significato degli stemmi delle nobili famiglie aquilane, dislocati sulle singole edicole.  Abbiamo raccolto documenti, immagini antiche, materiale fotografico ed eseguito dei rilievi; base necessaria per artisti e giovani studenti che hanno elaborato i vari interventi, prima virtualmente mediante l’uso del computer ed in un secondo momento con la realizzazione concreta delle opere, inserite direttamente all’interno delle nicchie.

A tal fine abbiamo organizzato anche una serie di incontri e laboratori didattici per lo studio e l’approfondimento delle varie proposte operative.

In molte opere già elaborate la presenza della storia ha significato anche il riconoscimento di una distanza, l’esito di un tracciato e di un percorso capace di armare il procedimento creativo, per un proficuo dialogo con il passato.

Poiché l’arte deve servire a creare altra arte, naturalmente non si è cercato di emulare le tecniche degli antichi maestri della scultura, perché questo avrebbe significato proporre un falso antico. Si è trattato invece, anche mediante la pratica della citazione, di riconoscere la distanza amplificando il distacco e di utilizzare le presenze mute delle nicchie come stimolo per la creazione di nuovi linguaggi.

La presentazione dei progetti di intervento dei vari artisti avverrà nell’ambito di una mostra che si svolgerà presso il Museo Sperimentale. In seguito, quando si riusciranno ad avere maggiori garanzie e disponibilità dai vari enti cittadini, si potranno effettuare altre installazioni temporanee nelle edicole con artisti di rilievo internazionale. Queste installazioni si potranno ripetere ciclicamente alternando vari artisti e varie mostre, in modo da fare della scalinata un luogo vivo da poter essere continuamente visitato e sottoposto anche al giudizio di studiosi, esperti e critici d’arte.

Si potranno sviluppare incontri continui e dibattiti culturali relativi alle tematiche, oggi molto sentite, del riuso dei centri storici, dell’arredo urbano delle città antiche, della conservazione, tutela e valorizzazione dei Beni Culturali.

Riportiamo di seguito alcune notizie storiche sulla scalinata.

La scalinata fu costruita per dar maggior risalto alla bellissima facciata della chiesa di Cola dell’Amatrice (1525-42). Lunga 100 metri e 50 centimetri e larga 28,50 metri, questa scenografica “cordonata” con le relative edicole laterali, che sale da via Fortebraccio e si spalanca ai piedi della chiesa, al cospetto delle grandi montagne, fu realizzata con il contributo di tutta la città dell’Aquila e specialmente di alcune famiglie nobili, quali D’Andrea, Bonanni, Cappa, Dragonetti, Manieri, Rivera, le quali ebbero perciò il diritto di apporre i loro stemmi sulle 6 nicchie laterali.

Elenchiamo di seguito la disposizione delle edicole coi relativi stemmi, secondo le notizie storiche che per il momento abbiamo raccolte, anche se fra loro sono purtroppo frammentarie e contraddittorie.

Scendendo la scalea, a destra, la prima edicola presenta lo stemma episcopale dei Manieri composto da un’aquila, una palea, a destra, e una fascia con tre stelle e tre pali. La seconda edicola ha lo stemma della famiglia Rivera: tre monti e tre rivi di acqua. La terza edicola ha uno stemma molto logoro ed altri caratteri araldici non molto visibili, è lo stemma della famiglia  D’Andrea. Scendendo la scalea dalla parte sinistra troviamo invece:  un primo stemma molto logoro mostra un animale che sembra un leone su una zona mobile, s’attribuisce alla famiglia Bonanni. Lo stemma dell’edicola seguente, che è della famiglia Dragonetti, presenta un leone alato. L’ultima edicola ha per stemma un moro con la rosa in bocca ed è della famiglia Cappa.

Non abbiamo trovato documenti che attestino esattamente in che hanno sia iniziata la costruzione delle edicole. Tuttavia la prima a destra (Manieri) deve essere stata iniziata non prima del 1818 ed era già terminata nel 1826, avendo lo stemma episcopale di Girolamo Manieri aquilano, eletto il 6 aprile 1818 in Cittaducale da Pio VII. [1]

Esiste un resoconto manoscritto di introiti ed esiti, datato nell’anno 1824. Questo resoconto giunge fino al 1832, per cui c’è da ritenere che in quell’anno devono essere stati sospesi i lavori.[2]

Il Massonio non menziona affatto la scalea.

Dal manoscritto della biblioteca del Convento di Paganica apprendiamo che la scalinata fu iniziata prima del terremoto del 1703 e non fu completata piu’: “Fuori dalla clausura vi è un orto comprato del signor Procuratore del Convento pro tempore, per la scalinata fuori della chiesa già cominciata e non perfezionata a causa del terremoto sopravvenuto che gittò a terra la nave maggiore della chiesa con la cupola nel 1703” [3]

Dal libro di P.Ciano, “La Basilica di S.Bernardino” , pag.20, apprendiamo invece che:

“…nel 1725, circa, l’architetto Luigi Dau, con le contribuzioni delle principali famiglie dell’Aquila (Manieri, Bonanni, Rivera, Dragonetti, D’Andrea, Cappa) realizza l’ampissima cordonata di accesso. “

Secondo G. Rivera, “Elenco dei Monumenti aquilani”, pag. 32 nota 24,  la scalinata fu invece iniziata con disegno del Dau nel 1826. [4]

Viene rigettata quindi sia quanto descritto nel manoscritto del Convento di Paganica, sia l’affermazione di P.Ciano, secondo cui la scalinata fu iniziata dall’architetto Luigi Dau intorno al 1725, a meno che il manoscritto del Convento di Paganica non si riferisca alla scalinata da cui si accede direttamente alla chiesa e che P.Ciano non si riferisca invece al solo disegno eseguito da Luigi Dau e non all’inizio dei lavori.

Se confrontiamo le notizie storiche con la cartografia della città, notiamo che nella pianta di Antonio Vandi, del 1753, la scalinata non viene ancora riportata, mentre appare nella pianta di B. Catalani del 1826, anche se non in forma precisa e completa come in quella di Vincenzo Di Carlo del 1858.

Dovremmo considerare come informazione più attendibile quella di G.Rivera, anche se, essere riportata la scalinata dal Catalani, nella sua pianta del 1826, bisogna presupporre che i lavori per la sua realizzazione siano iniziati alcuni anni prima, comunque non prima del 1818.

Nel corso degli anni la scalinata è stata usata in vari modi.

Dalla documentazione fotografica possiamo notare che anticamente vi si svolgeva la Fiera di S.Giovanni con l’esposizione degli animali e che veniva usata sia dalle lavandaie per stendere le lenzuola, ma anche come mercato minore dalle contadine abruzzesi nonché come passaggio o pascolo delle greggi.

Ci sembra interessante citare un episodio sulle lavandaie riportato sul giornale “L’Avvenire” (1893-1925), organo di informazione dei lavoratori abruzzesi.

L’articolo dell’11 febbraio 1904 dal titolo “La revoluzziò delle lavannare a San Bernardino”riportato da Nunzia Masci sul mensile culturale “Diapason” (anno 1 n. 3, 2004), riguarda le lavandaie aquilane che solevano, contro legge, lavare i panni e poi stenderli sulla scalinata di San Bernardino, misero in atto una specie di rivolta contro le guardie che cercavano invano di applicare la norma. Dopo aver picchiato e messo in fuga i gendarmi, con spirito di gruppo ed agguerrite, così si legge nel testo originale, “… le lavannare non contente de aeji sbozzati, ieri jirno ‘ncummissiò a j’assessore Coccia secca e ji icirno: “oé viti come te mitti perché nu tenemo à a magnà a ji fiji nostri, e semo tutte poerelle. J’assessore Coccia secca rabbuticchiatu a parecchi fasciaturi perché va liquitu, tuttu mpauritu ji responnette: Belle me, se no potete à a magnà a ji fiji, portateji ecco, ce llo engo ji, ma ji panni j’addenete spanne fore porta, questa è la legge…”

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[1] Signorini, La Diocesi, pag. 168

[2] Il documento cartaceo, in ottimo stato, si conservava nel convento di Orsogna. Esso aveva otto pagine delle quali solamente 5 erano scritte con questa intestazione: Conto d’introito ed esito della gradinata e nicchie davanti alla chiesa di S.Bernardino in questa città. Attualmente non esiste più, distrutto coll’Archivio dalla guerra.

[3] Del Convento, Manoscritto dell’Archivio del Convento di Paganica, fog. 3).

[4] Rivera G.,  Il Beato Vincenzo dall’Aquila e i suoi tempi, Aquila, Tip. Mele, 1904, pag. 16, nota 1;  La città dell’Aquila negli ultimi anni della Monarchia Napoletana, Aquila, Off. Graf. B. Secchioni, 1913, Vol. I, pag. 113, nota 1; Elenco dei Monumenti Aquilani, Aquila, Tip. Sociale Eliseo, 1896, pag.32, nota 24.

 

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