Nata a Teramo il 11/04/1978.
Laureata nel 2004 all’Accademia di Belle Arti a L’aquila discutendo una tesi in fenomenologie delle arti contemporanee con titolo: ”Tra Oriente e Occidente: dallo stereotipo orientalista alla ricerca di Zineb Sedira”, con relatrice Teresa Macrì. Specializzata (e abilitata in disegno e storia dell’arte) nella suddetta Accademia nel 2006. Mostre: 2004, Micro galleria dell’Accademia di belle arti L’Aquila
2004, XXVI Premio di Arte contemporanea Enrico Mattei, Civitella Roveto.Vive e lavora a Teramo e a L’Aquila.
Progetto per la scalinata di San Bernardino a L’Aquila
Fotografia modificata al computer
200 x 125 cm
l mio lavoro rivolge l’attenzione al sacro, alla sua ambiguità, al suo mistero, all’ambivalenza del sc:cro, al suo fascino e alla sua incomprensibilità.
Studio il corpo in preghiera, in meditazione, in uno spazio non spazio, non definito se non nella mente, nella riflessione, nella preghiera, cerco di esprimerlo inserendo le figure in una luce soffusa, nel buio dell’ evanescenza.
“Natalia Faragalli fa convergere nella concettualizzazione dell’ installazione urbana, la personale esperienza della già praticata pittura volta a confìgurare nel nero e nel blu il minimalismo dell’astrazione geometrica. Tale disciplina poetica si è inserita nel procedimento tecnico della
fotografia digitale convertendosi alla rielaborazione al computer e alla stampa su carta fotografìca montata su forex. La costruzione dell’immagine rimane intatta nella inquadratura geometrica della
fìgura. Figura che si decide nella capacità di essere pittura .fin dentro l’evidenza dell’ istallare l’immagine elaborata con la fotografia digitale nel montaggio mentale dell’ inserimento di quella in queste altre immagini trovate nel reale urbano, delle edicole, ovvero, che accompagnano il camminamento in un quartiere storico di una antica città. L’elaborazione .finta del computer diventa l’immagine vera della fìgura e la funzione del reperto urbano, che ospitava forse una scultura o un affresco votivo, ecco. diventa mentale luogo di una sacra rappresentazione dove l’arte espone se stessa per porre al viandante – e dunque a ciascuno di noi – le domande sul senso e nonsenso del vivere e del morire .
(Mariano Apa, nel catalogo del XXVI premio di arte contemporanea Enrico Mattei, Civitella Roveto, 2004)