Conferenze del prof. Raffaele Colapietra al centro multimediale "Quarto di Santa Giusta"

FORMA URBANA DELL’AQUILA DAL MEDIOEVO AL ‘700 Seminario di Storia della Città di Raffaele Colapietra

10 Dicembre 1986 - 2 Aprile 1987

Tra le iniziative che l’Associazione culturale “QUARTO DI SANTA GIUSTA” ha in cantiere durante l’estate si segnala particolarmente la ripresa del filone di storia urbana, che tanto successo riscosse nella pubblica opinione tra il dicembre ed il maggio scorsi con la serie di conversazioni del prof. Raffaele Colapietra sull’Aquila, dal medioevo al ‘700, e con quelle successive di Ezio Mattiocco su Sulmona, e di Giuseppe Grossi sulla Marsica. Titolo del prossimo seminario, il cui programma sarà reso noto in settembre in forma dettagliata e definitiva, è “IDEA E STORIA DELLA ClTTA’: Dall’ Aquila all’Abruzzo e fuori d’Abruzzo. Vi saranno illustrate, secondo il modulo già sperimentato, e con l’ausilio di diapositive, le principali città abruzzesi ed alcune extra regionali del medesimo standard urbano nelle loro vicende storico-ambientali, per complessive nove conversazioni. La decima ed ultima sarà tenuta, in maggio dal praf. Colapietra, sul tema: L’Aquila 1888 dalla città borghese alla città contemporanea. Nella ricorrenza centenaria di tre episodi di eccezionale rilevanza, culturale ed urbanistica, la costruzione della sede della Cassa di Risparmio, del palazzo dell’esposizione e dell’Emiciclo, e della caserma di artiglieria. Del tutto a sè, ma con grande rilievo storico ed artistico, si collocherà la presentazione del volume che è stato dedicato ad Amiternum da Simonetta Segenni, dell’università di Pisa, e che rappresenta l’unica trattazione sistematica e rigorosamente scientifica di cui oggi si disponga sulla città che è alle origini della storia dell’Aquila e del suo territorio. Di particolare importanza e prestigio è l’adesione che al programma del “Quarto di Santa Giusta” è stata fornita dal prof. Ferdinando Bologna, dell’Università di Roma, mediante una conversazione introduttiva, all’intera serie che, ai primi di ottobre, sarà tenuta, sul tema “Uno sguardo nella cultura artistica degli ultimi cinquant’anni a L’Aquila”. La collaborazione autorevole dell’illustre studioso corona gli sforzi che il “Quarto di Santa Giusta” compie da anni, in assoluta indipendenza, e senza il minimo sostegno da parte di Comune e Provincia, per affermare le ragioni di una cultura cittadina critica e libera, che proprio nel suo rigore e nella sua spregiudicatezza trova le ragioni per affrancarsi da ogni municipalismo.

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COLLETTIVA DI GIOVANI ARTISTI L. Battisti, W. Battiloro, L. Chicchitti, F. Fiorillo, M. Folci, A. Gioia, S. Nannicola, C. Tornincasa

15 Novembre - 15 Dicembre 1986

In questa seconda metà degli anni ottanta, il profilo dell’arte contemporanea va delineandosi in tutta lo sua crudezza: ad un’improponibile avanguardia, praticabile nominalisticamente con giochi linguistici di prefissi e suffissi variamente combinati (ismo, neo, post, iper…), fa riscontro una scadente produzione artistica caratterizzata da un epigonismo nomade ed eclettico. La storia dell’arte è il deposito cui attingere, sacchegiando senza remore lezioni di Maestri e Movimenti, mescolando gli stili e citando a più non posso, oro in maniera dotta, ora in maniera rozza, i brani significativi della cultura visiva. L’immaginario è cosi costretto a fare il verso a singoli capolavori o ad intere epoche e poetiche, quasi che le deformazioni in positivo o in negativo di una classicità da rimettere in discussione, siano garanzia di autenticità; e rinnovamento, se non altro formale. L’Artista Orfeo tenta in tal modo di ritrovare lo luce di un sole spento (creatività), ma non resistendo al richiamo dell’Arte Euridice, si volta, in malo modo, decretando lo sua eterna dimora nel Tortaro. La morte dell’arte: da Hegel ad Argan il mento delle prefiche ha appena sfiorato il dolore dell’irreversibile perdita dell’aura, della pausa a dell’intervallo tra opera dotata di uno intrinseca sacralità (religiosa o laica) e destinataria del suo polisensico ed ambiguo messaggio.  Resiste l’esile speranza della rinascita: parlando della Fenice, non si dice che essa muore, ma solamente che rinasce (R. Barthes). La sfida della Fenice, ovvero lo possibile di tornare a nuova vita senza perire. Tra i simboli del mito, cenere, fuoco e volo sono i più noti. Scarsa attenzione è stata doto al nido, il nido della Fenice, intrecciato ogni cinquecento anni con profumati ramoscelli di cassio, incenso, cinammono e nardo. Nido come topos placentare dove le linee della morte e della vita si confondono e fondono nel rinnovato sorgere di uno ciclica primavera. Questa rassegna, non è di tendenza, nè tanto meno di movimento, sostiene una sola tesi: lontano dai clamori del mercato e dalla ‘metastoria’ dello critica d’arte di parte o accademica, lavorano, o meglio operano, forti individualità; artistiche difficilmente etichettabili, sostenute da un unico credo poter spiccare un volo altro, orientato verso nuovi orizzonti espressivi. L’arte e lo sua storia sono di conseguenza situate tra la terra ed il cielo quale punto di contatto tra la visione del mondo degli uomini e quella degli dei. Il rito propiziatorio, il sacrificio necessario all’attenuazione del malessere e del disagio di sventure venute da lontano, necessita della continuare invenzioni ed immagini e simboli apotropaici. Il dejà vu, il contrabbando del kitsch, il vecchio fatto passare per antico, uccidono la vita, e non solo l’arte. Il nuovo contro lo novità, lo persistenza contrapposta all’effimero, lo tensione drammatica antagonista dell’inerzia ludica. Mostra da leggere trasversalmente, quindi, con lo più, ampia ed autonoma apertura interpretativa. Ogni artista presente, anche con una sola opera, tiene la ‘personale’ del cangiante universo poetico che, quando è grave, autentico, si abbevera nella sorgente dell’inquietudine. Non è lo quantità, ma una omogenea non gerarchizzabile qualità, a fare da tessuto connettivo ad una lingua viva, grammaticalmente sintatticamente fresca, in queste opere di Folci, Contestabile, D’Alfonso, Di Fabio, Gagliardi, Gioia, Liberatore, Mariani, Nannicola, Rainaldi, Servillo e Zjbbà. Il confronto generazionale può evidenziare inevitabili differenze tra chi dipinge e scolpisce da oltre quaranta anni e chi è appena agli esordi. Ma, gli scarti, sono annullati da una identica tensione creativa, innervata da un work in progress condotto all’insegna della sperimentazione formale e tecnica più avveduta. Nè va sottaciuta un’altra considerazione: l’albero scelto dalla Fenice per il suo nido affonda le radici nell’humus di una stessa “terra” (L’Aquila). Si cerchino, pertanto, i sottili, molteplici, impensabili legami esistenti tra artista e la linfa attinta direttamente da un fertile background (natura, storia, territorio, lingua…). La contemporaneità è coscienza delle contraddizioni del proprio tempo: spetta all’arte, quella vera s’intende, il privilegio di mettere a nudo o manipolazioni o pompierismi dal fiato corto. Si può ben essere laterali al quotidiano (moda/mercato), esclusi dai favori del Principe (istituzioni/mass-media), schiacciati dal disequilibrio delle forze in campo (centro/periferia), senza per questo rinunciare alla propria irriducibile specificità proiettata oltre il contingente. L’attualità della rassegna può essere intesa alla sola condizione di aver incontrato lo grazia di una insopprimibile libertà interiore: chi è dotato di antenne idonee, non avrà difficoltà a captare le tante – sfumature in termini di spiazzata problematicità esistenziale – percepibili in ogni opera proposta.

Antonio Gasbarrini


Mostra in due spazi per dodici artisti


Una bella strenna natalizia per gli amanti dell’arte e della cultura la mostra di pittura presentata dall’associazione ‘Quarto di Santa Giusta’ presso l’aula magna “Vincenzo Rivera” dell’Università. Allestita spartanamente, ma non per questo meno suggestiva, la collettiva com prende infatti le opere di do dici tra i migliori pittori abruzzesi: Rinaldi, Liberato re, Di Fabio, Nannicola, Contestabile, D’Alfonso, Zjbbà, Gagliardi. Servillo, Folci, Gioia e Mariani, in un confronto generazionale ali mentato da un serio sforzo di ricerca e da una notevole tensione creativa. Una gradita sorpresa e – bisogna dirlo – finalmente un po’ d’aria nuova in una città abituata solo a celebra re ed a celebrarsi, sempre in bilico tra un passato difficile ed un presente scoraggiante. Un’aria che viene proprio dal coraggio di essere moderni, di accettare in pieno la sfida con le contraddizioni del mondo attuale soppor tandone il rischio dell’emarginazione. La mostra è allestita in due sedi: piazza dei Gesuiti e via Crispomonti.

Chiuderà il 10 gennaio.

“Il Centro”,

mercoledì 24 dicembre 1986

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BIBLIOTECA DELLA DONNA Incontro - dibattito con studenti, madri e padri, operatori e operatrici della scuola

27 Ottobre 1986

«La libertà di coscienza è una utopia?». A questo attuale interrogativo la Biblioteca della donna ha dedicato l’intero pomeriggio di ieri, soffermandosi sul problema dell’aborto, sulle manovre politiche che si celano dietro la proiezione nelle scuole del video “The silent scream” e sull’ora di religione. Un pomeriggio, quello organizzato al Quarto di Santa Giusta, che ha visto intervenire la giornalista Lidia Menapace ed il pastore valdese di Vasto Gianna Sciclone, oltre a molti studenti, genitori, operatori della scuola e insegnanti di religione. Assente giustificata (impegnata nel convegno a Rocca di Papa “Donne e handicap”), la senatrice Elena Marinucci che comunque non ha rinunciato ad esprimere il proprio parere sugli ultimi allarmanti episodi.  «Mi complimento con voi ha affermato la Marinucci nella lettera inviata e letta pubblicamente da Donatella Tellini per aver saputo fronteggiare questa vergognosa operazione (il film sull’aborto) del movimento per la vita, alias Armata bianca… una operazione studiata e programmata per la quale rivolgerò un’interrogazione al Governo nel tentativo di evitare la divulgazione di un filmato già interdetto da varie sentenze». Diversi i pareri sulla pratica dell’aborto e sull’ora di religione, a proposito della quale molti docenti hanno confessato di aver optato per l’insegnamento, esclusivamente per «neutralizzare il catechismo dei preti».

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IL MITO E LA LUNA Mostra d'arte di Gabriella Celaia

14 Giugno - 15 Luglio 1986

L’associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta”, con la mostra di Gabriella Celaia, intende continuare la propria attività passando dallo spazio chiuso della galleria allo spazio aperto della città. Si cerca cioè di dare inizio ad una serie di attività artistico culturali che stabiliscano un rapporto dialettico e dinamico con le qualità formali del centro storico; una sorta di riconciliazione tra arte e città. Crediamo sia opportuno valorizzare l’architettura della nostra città per concepirla come un grande museo aperto, un contenitore di esperienze interdisciplinari per restituirle, al di là delle mortificazioni a cui spesso è sottoposta, il prestigio culturale che merita e renderla recettiva alle esperienze dell’arte contemporanea. Occorre collegare la qualità degli antichi manufatti (cortili, piazze, palazzi) alla ricerca artistica in modo da promuovere un’attenzione ed una coscienza critica dei cittadini a ciò che loro appartiene. Bisogna sottrarre alla solitudine i nostri monumenti per poterli valorizzare e reinserire in progetti di attiva funzione. Si tratta in altre parole di promuovere una fruizione attiva della città, uno scambio di esperienze che inglobi l’architettura del centro storico alla sperimentazione dell’arte. L’inaugurazione di questa mostra avverrà infatti nello splendido cortile di Palazzo Carli Benedetti (sec.XV) in Via Accursio, per poi continuare, nei giorni successivi, nei locali dell’associazione in Via Crispomonti. Gabriella Celaia, nata a L’Aquila, si è diplomata all’Istituto Statale D’Arte. Gli oggetti esposti rappresentano la sua produzione più recente: si tratta di tre serie di gioielli, di cui una ispirata alla mitologia greca (chiusure per collane, spille a ciondoli raffiguranti Zeus, Vulcano, Giano Bifronte); un’altra rappresenta animali della giugla (pantere, giaguari, tigri, serpenti, pappagalli); l’ultima ispirata al cielo (la luna a la cometa di Haley). Tutte le opere in mostra sono realizzate  con tecniche di lavorazione artigianale tradizionale: la cera persa e lo sbalzo. La cera persa è sicuramente la tecnica più antica di lavorazione dell’oro (risale infatti alla cultura Azteca) e lo sbalzo appartiene per tradizione alla produzione regionale della lavorazione dei metalli. Ne sono esempio i gioielli di Pescocostanzo a Scanno ed anche tutta la produzione di antichi oggetti sacri, come quelli di Nicola da Guardiagrele, per non citare tutta la produzione artigianale del rame. Gabriella Celaia si inserisce dunque in una tradizione regionale pur proponendo oggetti di gusto squisitamente moderno. Durante la mostra ci saranno due intervalli musicali eseguiti da Cecilia Silveri e Simona Botta della Scuola d’Archi dell’Ist. Sinfonica Abruzzese.

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ALTERNATIVE ATTUALI Rassegna di pittura

20 Maggio 1986

UN VOLTO per Alternative Attuali. La prestigiosa rassegna di pittura che ebbe un ruolo di fondamentale importanza nel panorama culturale degli anni Sessanta, riscoperta da un paio d’ anni, tarda a decollare, oltre che per problemi di carattere finanziario, anche per una sorta di crisi di identità alla base dell’organizzazione. Se ne è parlato, presso l’ Associazione culturale “Quarto di S. Giusta”, in un incontro a cui hanno partecipato il sindaco, il presidente della Provincia, il sovrintendente, rappresentanti delle forze politiche locali, artisti e critici. Al vaglio passato, presente e futuro, in una girandola di opinioni e di idee che, all’ atto pratico, finivano per confluire nelle «trincee» di due schieramenti contrapposti. Alla base delle discussioni innanzitutto il senso da dare alla manifestazione, il problema, eventualmente, di identificarla con un nuovo nome e, soprattutto, di aprirla, anche a livello di organizzazione, a forze culturali nuove in rappresentanza di tendenze emergenti. Da un lato, quindi, una bozza di programma sostanzialmente già stilata dall’organizzatore di sempre, Crispolti, in collaborazione con il presidente dell’EPT Tomassi, in cui si prevede, nel riannodare il discorso agli anni Sessanta, una prosecuzione del discorso iniziato allora, rigorosamente svincolato dalla critica di mercato. Dall’altra parte la necessità di aprirsi alle nuove tendenze e alle realtà che si vanno affermando evitando la cristallizzazione di un passato ormai morto.
Dal punto di vista dei finanziamenti dopo un primo intervento della Regione di 50 milioni di lire se ne attende a breve un secondo sempre dello stesso Ente, di 40 milioni. Le due somme vanno unite a quanto messo a disposizione dall’EPT. Sul fronte del Comune una disponibilità formale, unita alla volontà di non rischiare da soli (si è parlato di uno sponsor privato) e alla necessità di un certo “consenso popolare”.